Più o meno ripresi dalle fatiche del deserto, ci siamo rimessi in macchina in direzione Ouarzazate. Nottata di avvicinamento con stop a Zagora per liberarci dalla sabbia.
Oggi abbiamo visitato Ait Benhaddu, tappa turistica che non possiamo ignorare. Il sito è molto bello, ma quel mooolto turistico che alla fine ci fa dire concordi ‘bahuff’ (trovarsi in continuazione i selfie stick dei turisti tra i coglioni toglie molta poesia).
Non ostante Riccardo si senta dichiaratamente Lawrence d’Arabia, già più marocchini lo hanno salutato amichevolmente chiamandolo Ali Babà. Non ci è molto chiara la ragione ma puzza di presa per il culo.
Rimessi in macchina abbiamo prenotato una notte in Kasbah nell’oasi di Skoura. 4 km di sterrato ci hanno fatto dubitare di aver sbagliato strada, ma arrivati alla Kasbah ci siamo completamente ricreduti: posto incredibile immerso nel palmeto, accolti meravigliosamente dai gestori. Tutto è a conduzione familiare ed estremamente amichevole, tanto che inseguiamo la cuoca al forno per vedere come si fa il pane. La signora berbera ci prepara il pane alla maniera tradizionale, iniziando dalla brace fino a stendere l’impasto a mani nude sulle pareti del forno incandescente. Peccato la spiegazione in berbero stretto, perché questa cuoca ci ha cucinato una cena divina: quanti segreti avremmo voluto rubarle! Nella sua cucina, sul vetro della finestra di fronte alle braci delle tagine, ha incollato lo stemma di Booking che le attribuisce 9.4: per ricordarsi mentre cucina che gli ospiti amano il duro lavoro che fa ogni giorno.
Domani altri chilometri da macinare verso le gole di Dades.