Cosa possiamo dire di Hampi?
Avevamo grandi attese dai racconti di chi ci ha preceduto, per l’importanza del sito archeologico e soprattutto il villaggio che negli anni si e sviluppato alla base del Virupapura Gaddi, il tempio principale e più famoso. Appena arrivati abbiamo però scoperto che una 15ina di anni fa il governo locale ha deciso di “proteggere” Hampi, rendendolo molto piu seriosamente protetto, all’Indiana, abbattendo quasi completamente il villaggio locale e le attività turistiche annesse che nei decenni si erano sviluppate, e trasferendole fuori dalla zona archeologica.
Ciò detto, rimane un posto incredibile e dalla bellezza straordinaria, un sito archeologico che si snoda per oltre 30km di stradine che accompagnano tra templi ed edifici reali. “Ci vorrebbero settimane a visitarlo interamente” come ci hanno detto, e credo sia proprio cosi, ma in una buona giornata si possono vedere comunque le attrazioni principali, magari, se siete fortunati, accompagnati da un simpatico local dall’inglese stentato, che vi accompagnerà tra una meta e l’altra con uno sgarruppatissimo Tuc Tuc, schivando le ormai standard vacche e caprette per strada, che ogni tanto si trovano anche a correre per i templi…
Il tutto circondato da un bellissimo paesaggio di campagna incredibilmente verde e nutrita dal fiume che costeggia tutta l’area, dove si alternano piantagioni di riso, banani e alberi di cocco. In aggiunta, tutta l’area è costruita attorno a enormi massi rossi erosi e levigati dal tempo, accumulati uno sopra l’altro, donando a perdita d’occhio un aspetto quasi marziano.
La pioggia che è la nostra migliore amica finora ci ha graziato il primo giorno di permanenza, per poi farsi viva nel tardo pomeriggio e la notte, nulla di che, ma nelle zone rurali questo ha portato a chiusura di strade e ponti. Nel prendersela comoda abbiamo deciso di dedicare la mattinata successiva ancora libera ad un veloce giro dalla parte opposta del fiume, oltre quella che fino a poco fa era definita Hippie Island, anch’essa completamente rasa al suolo dalle autorità locali in tempi recenti per completare l’opera di pulizia.
I paesaggi sono rimasti bellissimi e la vista dal Shri Anjaneya Janmasthala Temple ci ha ampiamente ripagati della fatica per percorrere le centinaia di gradini, vincendo anche il disagio dei piedi nudi (ma ormai siamo fortissimi e ci sentiamo invincibili).
Chiaramente anche qui siamo diventati la attrazione principale di tutti gli indiani che hanno preteso centinaia di selfie, e siamo arrivati anche al livello 2 partecipando alla creazione di reels con pezzi più o meno cantati e recitati. Non abbiamo capito proprio del tutto, e forse è meglio così…