Arriviamo a sera a Meknes, e ci rendiamo subito conto che la medina qui è un casino vero da girare: alla terza stradina siamo completamente persi, non sappiamo dove sia il nostro riad e neppure sulle Google maps è tracciato mezzo vicolo. Ci viene in soccorso un abitante del posto che ci porta all’albergo e si propone come guida il giorno dopo: non c’è scelta, ne abbiamo proprio bisogno.
Meknes è decisamente più decadente e povera rispetto a Fes, ma è molto affascinante.
Nei vari giri non abbiamo resistito all’acquisto di un tappeto. La trattativa estenuante è toccata a me. Mentre facciio il mio gioco al ribasso col mercante Viola interviene alzando il prezzo ‘dai mamma vale almeno il triplo’ e Riccardo asserendo ‘ma è proprio bellissimo eh’. È stata durissima non uccidere quei due e portare a casa il tappeto ad un prezzo comunque troppo alto ma accettabile. È davvero molto bello.
Altra tappa inevitabile dello shopping è stato l’acquisto di una quantità immonda di spezie che ora riteniamo essenziali, forse a Milano useremo una volta l’anno. Ma ora sono fondamentali.
Il penultimo giorno ce lo siamo speso tra le rovine romane di Volubilis (incredibilmente belle) illustrate da un serioso Sampei in salsa berbera e la città di Moulay Idriss (un gran casino di gente, bancarelle, griglie, muli, furgoni, bambini che giocano a pallone, uomini che affollano i bar).
Abbiamo osato cenare ad in chiosco frequentato solo da gente del posto e l’azzardo è stato pienamente ripagato: cibo fantastico e gente calorosissima.
Domani si chiude il giro tornando a Fes.